Quel mattino il cielo si era svegliato strano.
Non grigio, non azzurro. Ma maculato, come il pelo di un dalmata un po’ distratto. E da quelle nuvole buffe cominciarono a cadere… palline. Di gomma, di spugna, da tennis, da giocoliere. Tutte rimbalzavano allegramente sull’asfalto, sul prato, sulle panchine del parco.
Pepe, che come ogni mattina stava facendo il suo solito giro con Luna, si fermò immobile, con una pallina arancione tra le zampe.
«Luna… mi sa che oggi è il mio compleanno e nessuno me l’ha detto.»
Luna alzò il muso, osservò il cielo e rispose:
«O magari è il compleanno di tutti i cani del mondo.»
Iniziò così la più strana delle giornate.
Ogni cane del quartiere raccolse la sua pallina preferita. C’era chi inseguiva quelle che rotolavano giù per le scale, chi ci faceva le capriole, e chi, come Pepe, semplicemente se le metteva in fila, dalla più rimbalzante alla più sognante.
Ma come erano arrivate? E perché?
A fine giornata, un vecchio bassotto saggio raccontò una leggenda:
«Quando un cane sogna troppo forte di giocare, il cielo si confonde… e invece di pioggia, manda quello che serve per rendere felici le zampe.»
Pepe sorrise. Guardò Luna e disse:
«Allora non smetterò mai di sognare.»
E da quel giorno, ogni tanto, se guardi bene il cielo… potresti vedere una pallina che cade tra le nuvole.