Un racconto della Banda della Valbasca
Skye era una cagnolina molto precisa.
Ogni mattina, appena sveglia, faceva tre cose nell’ordine esatto:
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Si stiracchiava (una zampa per volta, come un’artista).
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Controllava che il divano fosse ancora al suo posto.
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Aspettava il biscotto della colazione.
Il biscotto arrivava sempre allo stesso orario, con lo stesso suono (scric scric) e lo stesso profumo: un po’ di miele, un po’ di vaniglia, un pizzico di magia.
Ma un giorno, no.
Il biscotto non arrivò.
Skye restò immobile, come se il mondo si fosse fermato.
Guardò l’umana.
Guardò la mensola.
Guardò di nuovo l’umana.
Niente.
Solo una tazza di caffè e la solita faccia assonnata.
– Forse è caduto – pensò Skye. E cominciò l’indagine.
Sotto il divano? Niente.
Dietro la cuccia? Solo un calzino disperso.
Vicino alla porta? Una foglia secca e un biglietto del treno (non suo).
Skye uscì in giardino, decisa a risolvere il caso.
Lì incontrò Otto, con il muso infarinato e la zampa sinistra che odorava di biscotto.
– Tu sai qualcosa? – chiese Skye.
– Io? No no no – disse Otto, con troppa fretta. – Sto cercando… farfalle al limone.
– Non esistono.
– Neanche il biscotto, a quanto pare.
Skye sospirò. Poi notò qualcosa: un’impronta. Piccola, rotonda, profumata.
Seguì la traccia come un segugio in missione.
La portò fino al cancello. Poi dietro al cespuglio. Poi… dritta dritta nella tana del riccio Arturo.
Arturo stava sgranocchiando qualcosa.
– È… È IL MIO BISCOTTO?!
– Tecnicamente era in offerta – disse Arturo, con le briciole sul muso.
– Offerta da chi?
– Dal destino. Era lì, solo, indifeso. Ho pensato: meglio io che il vento.
Skye sbuffò.
Poi ci pensò un attimo.
Guardò Arturo. Guardò le briciole.
E decise di lasciarglielo.
– Domani però ne lascio due. Uno per me e uno per te. Ma niente più furti notturni, intesi?
– Intesissimo. Ho già preparato il tovagliolino.
Da quel giorno, ogni mattina, Skye trovò due biscotti: uno al miele, come sempre, e uno con un leggero profumo di bosco, che sembrava fatto apposta per Arturo.
E il mistero diventò un’abitudine.
Una di quelle belle, che sanno di amicizia, briciole e piccole promesse mantenute.