Bricco era un cane piccolo ma convinto di essere un grande esploratore. Ogni mattina, appena Clara apriva la porta del giardino, lui partiva alla ricerca di cose misteriose: una foglia che correva più veloce del vento, un odore nascosto tra le rose, o un rumore sospetto sotto al vaso delle margherite.
Quel giorno, però, scoprì qualcosa di ancora più strano. Clara era uscita con una bottiglietta colorata e una bacchetta rotonda. Soffiò piano e… nel cielo cominciarono a volare delle piccole lune trasparenti.
Bricco le guardò con il muso all’insù.
Una gli passò davanti al naso.
“Wow, una luna che profuma di sapone!” pensò.
Saltò per prenderla. Pop! sparita.
Ne arrivò un’altra, e un’altra ancora, tutte leggere e brillanti come pensieri felici. Bricco saltava, girava su sé stesso, e per un momento si sentì un cane capace di volare.
Clara rideva, e ogni suo soffio ne faceva nascere di nuove.
Bricco decise che doveva prenderne almeno una, per tenerla tutta per sé. Ma appena la toccava, puff! si scioglieva nell’aria, come una risata che non si può mettere in tasca.
Allora si fermò, con la lingua di fuori e il cuore che batteva forte.
Le bolle volavano lontano, verso il cancello, e lui le seguì con lo sguardo.
Capì che forse non serviva catturarle: erano belle proprio perché scappavano via.
Clara si avvicinò e gli accarezzò la testa.
«Ti sei divertito, Bricco?»
Lui abbaiò piano, come per dire:
«Tantissimo. Le bolle non si prendono, si inseguono. È questo il bello.»
E da quel giorno, ogni volta che vedeva qualcosa di leggero e brillante volare in aria — una farfalla, una foglia o un sogno — Bricco partiva a rincorrerlo, convinto che da qualche parte ci fosse ancora una luna di sapone che lo stava aspettando.
