C’era una volta un cane di campagna di nome Lampo. Non si chiamava così perché fosse veloce, ma perché il giorno in cui era nato un fulmine aveva colpito il vecchio albero in cortile, facendogli cadere accanto una mela. “Un nome così porterà energia!”, aveva detto la nonna del padrone.
Lampo era un cane curioso: amava rincorrere le galline (ma solo per gioco), scavare buche perfettamente rotonde e annusare le nuvole basse nei giorni di nebbia. C’era però una cosa che proprio non gli piaceva: i temporali. Al primo brontolio di tuono, correva a rifugiarsi sotto il tavolo della cucina, facendo finta di cercare una briciola di pane.
Un pomeriggio, mentre Lampo dormiva in giardino, il cielo decise di farsi sentire: “Grrrr… BOM!”, tuonò. Ma questa volta successe qualcosa di strano. Il temporale, invece di far scappare Lampo, ebbe un sussulto. “Oh-oh… è lui… il cane del fulmine!” borbottò la nuvola più scura.
Il temporale ricordava bene la storia di quel cucciolo nato il giorno del lampo. Così, invece di ruggire forte, iniziò a parlare: “Ehm… scusa se disturbo. Posso passare piano piano? Non vorrei… ehm… spaventarti.”
Lampo spalancò gli occhi. Per la prima volta, non era lui ad avere paura: era il temporale! Allora decise di fare il coraggioso. Camminò fino al centro del prato, alzò il muso e disse: “Va’ pure, ma lascia un po’ di pioggia per l’orto.”
Il temporale, tutto imbarazzato, lasciò cadere qualche goccia leggera, poi se ne andò borbottando tra sé: “Che strano cane… non scappa neanche con i tuoni!”
Da quel giorno, Lampo non ebbe più paura. Anzi, ogni volta che vedeva le nuvole nere, usciva ad aspettarle, certo che il temporale sarebbe passato di lì piano piano, solo per non disturbarlo.
Morale:
A volte, ciò che ci spaventa ha solo bisogno che noi gli mostriamo un po’ di coraggio… o di gentilezza.
