Quel giorno, il cielo era pieno di nuvole, ma solo una sembrava davvero imbronciata. Era piccola, tonda e tutta bianca, e si chiamava Nuvina.
Le altre nuvole la salutavano passando: “Andiamo a fare un temporale in montagna!” “Io porto la pioggia al lago!”
Ma Nuvina scuoteva la coda del vento e rispondeva: “No, grazie. Io non voglio far piovere. Non voglio bagnare nessuno, soprattutto i cani al parco!”
Sotto di lei, nel prato, c’era Piuma: una cagnolina dal pelo color miele che amava inseguire le farfalle. Guardò in su e disse:
“Ehi, nuvola! Perché sei così seria?”
“Perché se piovo, tutti si bagnano e nessuno è contento,” rispose Nuvina, facendo finta di non tremare.
“Non è vero,” disse Piuma, “io adoro la pioggia! Fa uscire gli odori dell’erba, delle foglie, dei bastoncini di legno. È come leggere un libro tutto nuovo con il naso!”
Nuvina esitò. “Ma poi il fango?”
“Il fango è la prova che ti sei divertita,” abbaiò Piuma, scodinzolando così forte che quasi fece muovere il vento. “E quando piove, gli umani aprono gli ombrelli e ridono guardandoci correre. È una festa che scende dal cielo!”
La nuvola rimase in silenzio per un momento, poi si lasciò sfuggire una goccia, timida come un battito di cuore.
Piuma la sentì cadere sul muso, si leccò il naso e rise: “Visto? Non è poi così male!”
Allora Nuvina prese coraggio e cominciò a piovere sul serio. Ma era una pioggia gentile, morbida come una carezza.
I fiori si allungarono, l’erba diventò più verde e, nel mezzo del prato, Piuma rotolava felice.
“Grazie,” disse la cagnolina guardando in alto.
“Grazie a te,” rispose la nuvola. “Mi serviva solo qualcuno che mi insegnasse a non avere paura di fare ciò per cui sono nata.”
E da quel giorno, ogni volta che piove, Piuma alza il muso e pensa che, da qualche parte nel cielo, c’è una piccola nuvola che sorride solo per lei.
