Sotto il naso: giardino di Ninfa

Io l’avevo capito subito che quel posto aveva qualcosa di strano.

Non strano tipo “c’è Romeo, il gatto appollaiato su un ramo”, no.

Strano tipo “qui i fiori parlano tra loro e i ruscelli hanno segreti”.

Il mio umano continuava a ripetere:

“È il giardino più romantico del mondo.”

Io, che di romantico ho solo il modo in cui dormo tutto storto sul divano, ho annuito facendo finta di capire. Poi ho messo il naso per terra, perché il romanticismo profuma, sì, ma le tracce degli uccellini profumano di più.

Il Giardino di Ninfa è un posto dove l’aria sembra più leggera.

C’è questa luce che scivola tra gli alberi come un cane grande ma educato, quelli che non ti rubano mai la ciotola.

E poi ci sono i ponticelli di pietra, le acque trasparenti, le mura antiche che si specchiano nei laghetti come signore eleganti che controllano se il cappello è messo bene.

Io, per non sfigurare, ho provato a camminare con un certo stile.

Testa alta, coda morbida, passo composto.

Sono durato dieci secondi: il profumo di un cespuglio misterioso mi ha fatto perdere ogni dignità.

Il mio umano rideva. Ha detto che non importa quanto mi impegni a fare il cane raffinato — a Ninfa si torna tutti un po’ selvatici, ma nel modo bello.

Ogni volta che passava un petalo nell’aria, sembrava che tutto trattenesse il fiato.

Io no, io sniffavo.

Sniffavo forte, perché c’era un modulo completo di odori: acqua fresca, muschio, pietra antica, fiori che non avevo mai incontrato, e perfino il lontanissimo sentore di un’anatra timida.

Ci siamo fermati sotto un albero che sembrava uscito da un sogno.

Il mio umano si è seduto, io mi sono accoccolato vicino, e per un attimo ho pensato che anche noi due, in quell’istante, fossimo parte del giardino. Una piccola parte, magari un pochino spettinata, ma parte del tutto.

Poi ho visto un sasso interessante.

Molto interessante.

E la poesia si è interrotta perché, mi dispiace dirlo, era un sasso che assolutamente andava annusato.

Il Giardino di Ninfa è così: ti fa credere di essere un cane elegante… e un secondo dopo ti ricorda che sei felice proprio perché non lo sarai mai del tutto.

E va benissimo così.



 

 

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