Shiva e l’onda che non parte

Shiva era arrivata al mare.

Appena scesa dalla macchina aveva sentito quell’odore che conosceva da sempre: un misto di sale, sabbia calda e bastoni bagnati lasciati sotto l’ombrellone. Si era fermata un attimo, con le zampe ancora sull’asfalto del vialetto, e aveva alzato il muso verso il vento. Sapeva dove si trovava. A casa sua.

Quella spiaggia delle Marche, con le dune morbide e il mare che andava e veniva come una coperta tirata piano, era il suo posto speciale. Ogni estate lo ritrovava identico e nuovo: stesso profumo, stesso rumore, stesso bastone mezzo interrato che forse era proprio il suo dell’anno prima.

Eppure, qualcosa mancava.

Scese verso la riva, con passo leggero. Si tuffò, perché Shiva era anche questo: nuotatrice esperta, elegante, precisa. Avanti e indietro, avanti e indietro. Recuperava il bastone, lo posava, lo riguardava, e poi si lanciava di nuovo come se fosse la prima volta.

Ma ogni tanto si fermava.

Si girava verso la duna, come a controllare.

Lo faceva da sempre. Shiva non cominciava una passeggiata, un gioco, una corsa… se non erano tutti. Era una specie di rituale segreto. Finché la banda non era al completo, il mondo poteva aspettare.

Solo che questa volta lo sapeva: non sarebbero arrivati.

Frida era in Trentino, tra i prati alti dove si rincorrono le farfalle e dove — lo diceva sempre — l’acqua non sa di sale ma di neve sciolta. Skye, invece, se ne stava spalmata come un’ombra elegante all’ombra dei larici, con la sua aria da filosofa in villeggiatura, lontana da qualsiasi onda.

Shiva lo sapeva. Eppure, continuava a guardare.

Non per sperare, ma per ricordare. Perché quando ami qualcuno, lo aspetti anche se sai che non arriverà. Solo per tenergli il posto nel cuore.

Si scrollò un po’ d’acqua dalle orecchie, affondò il muso in un cespuglio di erba salmastra e ne masticò qualche filo, come faceva sempre. Aveva un gusto strano, quell’erba. Un po’ di sole, un po’ di malinconia. Ma a Shiva piaceva.

Poi tornò in acqua. E ci restò a lungo. Nuotava da sola, ma dentro di lei sentiva la Banda vicina. Sam che correva senza motivo, Camilla che si lanciava nell’erba alta, Lina che sembrava volare… erano lì, in qualche angolo della sua testa, come un album di fotografie che si apre da solo.

Quando il sole cominciò a spegnersi dietro la pineta, Shiva si sdraiò sulla sabbia ancora tiepida. Da sola, sì. Ma con tutti.

E finalmente, anche il mare sembrava sorridere.

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