Tra pini e torrenti: una giornata ad alta quota

Quando ho sentito dire “domani si va a Bormio”, ho drizzato le orecchie.

Ho pensato subito: “Oh no… non vorrai mica portarmi alle terme, vero?”.

Perché io, con l’acqua calda, non ho mai avuto un gran feeling. Preferisco quella che corre tra i sassi, fredda, viva, profumata di muschio e libertà.

Per fortuna, nello zaino dell’umano non c’erano accappatoi né ciabatte, ma la borraccia, il mio guinzaglio e — ne sono certo — almeno un panino.

E così, una mattina d’autunno, siamo partiti verso la Pedemontana della Reit, sopra Bormio: un sentiero che si arrampica tra boschi di larici e abeti, dove i colori dell’autunno non sono semplicemente belli, ma spettacolari.

Da cartolina, sì. Ma di quelle del National Geographic canino, dove il protagonista ha il naso al vento e la felicità negli occhi.

L’aria era così limpida che sembrava di respirare luce.

Ogni passo faceva scricchiolare le foglie sotto le zampe, e il sole, basso e gentile, accarezzava i tronchi.

Camminare tra quei colori era come attraversare una sinfonia silenziosa: ogni albero un suono diverso, ogni ombra una pausa.

Il mio umano guardava il panorama, io invece leggevo la montagna come un giornale di odori: scoiattoli di passaggio, caprioli lontani, un cane curioso che era qui ieri e ha lasciato un messaggio ben chiaro.

Quando il bosco si è aperto, davanti a noi è comparsa la valle.

Un colpo d’occhio da togliere il fiato: il torrente che scintillava come una lama d’argento, le cime già spolverate di neve e un silenzio che sembrava fatto apposta per essere ascoltato.

Lì abbiamo trovato un’area picnic, con tavoli di legno e una panchina che sembrava messa lì solo per noi.

Lui ha tirato fuori il panino, io ho finto disinteresse.

Poi, con la mia tecnica infallibile — lo “sguardo profondo da cane affamato ma dignitoso” — ho conquistato un pezzo di formaggio.

Era buono, cremoso e profumato: l’essenza stessa della montagna.

Dopo pranzo, siamo scesi al torrente.

L’acqua era gelida ma irresistibile. Ho immerso le zampe, poi il muso, poi tutto me stesso.

Lui rideva, io scodinzolavo. È così che si misura la felicità: a schizzi e risate.

Quando ci siamo seduti di nuovo sulla panchina, il sole stava scivolando dietro le montagne.

Lui si è tolto lo zaino e ha chiuso gli occhi, io mi sono accoccolato vicino, ascoltando il battito calmo del bosco.

Foglie che cadono, acqua che corre, un respiro che si allinea all’altro.

Ho pensato che la Pedemontana della Reit, in autunno, è il paradiso dei cani curiosi e degli umani che non hanno fretta.

Certo, alle terme non mi vedranno mai.

Ma datemi un sentiero, un torrente e una panchina di legno con vista sulla valle… e vi mostrerò cosa significa davvero relax.




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