Mi chiamo Nora… e ho un superpotere.
Non volo, non sparisco, niente magie: sento la pioggia prima che arrivi.
Il mio umano guarda il cielo e ride: “C’è il sole!”.
Io annuso l’aria… e non mi fido. Il sole, a volte, mente. La pioggia no: parla piano.
Oggi montagna, zaino pronto, scarponi… via.
Fuori dal paese l’aria cambia: foglie che si preparano alla doccia, terra lucida, vento fresco.
Mi fermo.
“Avanti, meteorologa!”, dice lui.
Io giro i tacchi: “Torniamo”.
Due passi, tre… tac. Una goccia. Poi un’altra. Poi la pioggia.
Lui sospira. Io scuoto le orecchie: prevedibile.
Al bar ormai lo sanno: se mi sdraio, stendete pure i panni; se sto in piedi, prendete l’ombrello.
C’è perfino un cartello vicino alla mia ciotola: Previsioni del giorno: chiedere a Nora.
Un giorno arriva un signore con valigetta e aggeggi che girano.
“Vediamo chi indovina prima,” dice.
Io annuso. Lui conta numeri.
Odore di erba bagnata… dieci minuti d’anticipo… do un colpetto di zampa al mio umano: “È ora”.
Il signore scorre i fogli: “Impossibile, tutto stabile”.
Ecco il tuono.
Lui resta a bocca aperta. Io entro in cuccia ad asciugarmi il muso.
Come faccio? Semplice.
La pioggia manda sempre un messaggino: un filo di vento, un puntino di terra, una nuvola che si stiracchia.
Se hai il naso allenato, lo leggi al volo.
Il mio umano ormai impara.
Quando fisso il bosco in silenzio, lui chiede piano: “Impermeabile?”.
Io scodinzolo: “Bravo”.
Sì, qualche volta mi confondo anch’io.
Una sera ho “sentito” la pioggia… ma era il vicino che annaffiava.
Mi sono vergognata un po’.
Poi, per fortuna, è arrivato il temporale vero. Onore salvo.
Se mi domandi qual è il segreto, la risposta è questa: la terra parla… voi guardate solo il cielo.
E la morale è corta, come una pozzanghera dopo il sole:
se vuoi sapere che tempo farà, non alzare la testa.
Abbassa il naso.
